Oceana presenta prove sull’uso di reti derivanti illegali nel Mediterraneo e reclama la loro totale eliminazione
Nel 2008 Oceana ha documentato 92 imbarcazioni italiane con reti derivati a bordo, l´ 80% delle quali erano già state notificate negli anni precedenti
Press Release Date: April 22, 2010
Location: Madrid
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Marta Madina | email: mmadina@oceana.org | tel.: Marta Madina
Questa mattina, a Roma, Oceana ha presentato un rapporto sull uso delle reti derivanti illegali nel Mar Mediterraneo, il cui uso si osserva in paesi come l’Italia, il Marocco, la Turchia e l’Algeria. .
Le reti derivanti sono proibite nei mari dell´Unione Europea fin dal gennaio 2002 e dal 2003 in tutto il Mediterraneo dalla Commissione internazionale per la Conservazione del Tonno Atlantico (ICCAT).
Il caso dell’Unione Europea è uno dei più eclatanti. Come indica il rapporto di Oceana, centinaia di milioni di Euro sono stati utilizzati nella riconversione di un’importante flotta dedita principalmente alla pesca di specie proibire come il pescespada e il tonno bianco in vari Stati Membri dell´ UE.. Nel caso dell’Italia, più di 120 milioni di Euro di fondi comunitari e italiani, sono stati investiti tra il 1997 e il 2002 per riconvertire e smantellare una flotta composta da circa 700 imbarcazioni. La relazione di Oceana è corredata da fotografie fatte nel 2008 a 92 imbarcazioni con reti derivanti a bordo, un 80% delle quali erano già state identificate nelle campagne di Oceana realizzate in anni precedenti.
In base alle dichiarazioni di Xavier Pastor, Direttore Esecutivo di Oceana in Europa: “Il caso dell’Italia si riassume semplicemente in quasi una decade di pesca illegale, con un attrezzo da pesca che apporta un grave impatto sulle specie protette in pericolo, come cetacei e tartarughe, e che cattura senza nessun tipo di controllo su specie commercialmente sovrasfruttate come il pesce spada. E tutto ciò, con il finanziamento istituzionale.”
Domani la Corte di Giustizia Europea giudicherà il caso della Commissione contro l’Italia per l’assenza di controllo sulle reti derivanti. Per il momento l’Italia ha già dovuto restituire 7,7 milioni di Euro per la truffa delle sovvenzioni per la riconversione delle reti derivanti.
Xavier Pastror ha affermato : “L’Italia deve ricevere un avvertimento chiaro e fermo in questo senso; la reiterata identificazione, anno dopo anno, delle stesse imbarcazioni nelle stesse situazioni, indica chiaramente che l’Italia non sta rispettando i suoi obblighi di controllo”. E ha concluso: “D’altra parte la proibizione della ICCAT per tutti i paesi del Mediterraneo continua a venir ignorata 6 anni dopo da paesi come il Marocco o la Turchia”.
Oceana ha documentato e denunciato durante svariati anni di campagne nel Mediterraneo come le reti derivanti, nonostante le proibizioni, continuavano ad essere utilizzate non solo in Italia ma anche in altri punti del Mediterraneo, come il Marocco, la Turchia e, recentemente, anche in Francia. Questi casi sono stati presentati oggi in un rapporto illustrato da Oceana, l´organizzazione internazionale per la conservazione marina
Ricorso presentato il 10 giugno 2008 – Commissione Europea contro Repubblica italiana